28 febbraio 2007

NUDISMO. La rivoluzione del corpo si fa senza costume. Lo riscopre Repubblica.

Nudismo coppia in spiaggia deserta selvaggia

SECONDO GLI ESPERTI IL BOOM E' GIA' SCOPPIATO

CON IL VESTITO VOLA VIA

ANCHEIL VECCHIO TABU’

di NICO VALERIO, La Repubblica, 14 luglio 1978

Da maggio a ottobre, prima timidamente nei week-end, poi con più coraggio nelle «vacanze lunghe», dalle spiagge affollate alle calette vergini, dagli scogli alle radure erbose dei boschi, è tutto uno spogliarsi di vesti e di tabù, un denudarsi in massa, un mostrar cosce, sessi e seni. Il contagio nudista, prevedono gli esperti, quest'anno si estenderà ancora.

Madri di famiglia in costume d'Eva a Marina di Pisa, a Filicudi o sulle rive del Po, che passeggiano « à poil » nelle viuzze di Panarea. Distinti signori che all'Elba, a Ponza, a Vulcano e anche a Ostia, mostrano con noncuranza fattezze complete di dettagli anatomici. Ragazze e ragazzi, nudi tutti insieme (salvo qualche turbante) a Salina, in Sardegna, a Capo Mele, chi a suonare l'oboe, chi a cantare l'ultimo De Gregori. Nudi è bello. Mai, a memoria d'uomo, gli elastici di mutande e reggipetti, slegandosi, avevano fatto più rumore.

Nudismo familiare in riva al lago (Wikipedia)Il ricupero della nudità come condizione naturale del corpo, il nudismo come espressione libera della persona, diventano un fenomeno popolare. Al posto dell'Uomo mascherato dei fumetti e della cronaca nera, l'Uomo nudo, emblematicamente inerme tra i violenti super‑vestiti, ha sorpreso anche i sociologi e psicologi alla moda. Eppure il nudismo organizzato, in Europa, conta già cinque milioni di praticanti; in Italia varie decine di migliaia. Il nudismo selvaggio, poi, è un fenomeno ancora più vasto.

Per esorcizzarlo, per screditarlo, avevano detto che era un «fenomeno borghese», di élite, residuo del libertinismo d'Oltralpe. Macché. Al contrario, sembra che piaccia più a sinistra, tra gli studenti, gli intellettuali, le donne, gli anticonformisti di sempre.

Borghesi e libertari, gluteo contro gluteo, sembra che si siano passata la voce, sia pure malcelando sguardi d'odio o di sufficienza: basta col tabù del corpo, no al pudore. Certo, una vicinanza imbarazzante. Per un po' la provincia ha tremato, poi ha dato alla causa nudista il grosso degli aderenti.

Madre con bambino nudismo in spiaggia selvaggia La Chiesa, i militari, i giudici, che guarda caso – dicono i nudisti più accesi – fondano il proprio potere sull'abito, sulla divisa, sulla toga, hanno per un po' fatto la voce grossa. Dal soglio di S. Pietro si è levato un grido di dolore contro le « ostentazioni naturistiche, oscene esaltazioni del nudismo, dell'erotismo, del pansessualismo ». Ma poi i preti sono entrati nei campi nudisti, i carabinieri si sono voltati dall'altra parte, i pretori hanno cominciato ad assolvere.

Saggi come vecchi indù, i nudisti osservano che alla nudità in passato erano dedicate cerimonie e feste, che lo stare nudi a contatto con l'aria, il sole, l'acqua, la terra, è una terapia alternativa, una seduta analitica di gruppo, perfino un'azione non-violenta. Sarà vero? Dopotutto anche la verità è nuda.

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Secoli di foglie di fico

LA STORIA dell'uomo nudo è ancora tutta da scrivere. Si dovrà iniziare là dove iniziano tutte le storie e le leggende dell'umanità, magari dalla Genesi, se uno ci crede, dove si legge che « erano nudi entrambi, l'uomo e la donna, e non se ne accorgevano ».

E' sicuro, fa notare Reich, che per molti millenni non si è mai parlato di "pudore" come lo intendiamo noi, cioè come tabù del corpo. La cultura occidentale e orientale tramandata, è ricca di episodi di nudismo, ante litteram. Nausicaa. è sorpresa dall'aspetto irsuto e selvaggio del naufrago Ulisse, non dalla sua nudità. Greci e romani praticavano nudi quasi tutti gli sport. Ai bagni, fino al XIV sec., uomini e donne erano nudi.

La nudità, praticata in pubblico, sopravvisse in Europa fino a tutto il '500. Dormire nudi e fare il bagno nudi nelle tinozze di casa, in presenza di estranei, era normale. Nel 700, secolo di trine e merletti per l'aristocrazia, il popolo si bagnava nudo negli stagni, e non indossava nulla sotto i comodi camicioni campagnoli (come del resto la stessa aristocrazia e tutti i popoli dell'antichità).

Il pudore, insomma, non sembra un “sentimento” naturale ma un'imposizione artificiosa delle religioni monoteiste, specie quelle giudaico-cristiane, che "criminalizzando" il nudo, potevano controllare le pulsioni popolari e dominare le donne.

Per secoli, i missionari gesuiti sono andati un giro tra i “selvaggi” civilmente nudi, a diffondere il « peccato della nudità ». Le responsabilità della Chiesa nel­la innaturalità della vita moderna e della diffusione della vergogna e del senso di ribrezzo por il nudo so­no gravissime (Freud, Reich).

Alla fine dell'800, per reazione agli eccessi dell'industrialismo, cominciò a diffondersi di nudismo come ritorno alla semplicità e alla naturalità.

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La salute si vede dal seno

MA E' PROPRIO vero che andare in giro senza vestiti fa anche bene alla salute? E' quel che sembra, a leggere le note scientifiche di molti medici igienisti, dai precursori Priessnitz, Rikli e Rollier ai contem­poranei. Il corpo nudo è nel­le migliori condizioni per l'autoproduzione del calore di dispersione. Non soffre infatti dell'artificioso squi­librio causato dalla copertu­ra – sempre parziale – degli indumenti e riacquista la perduta capacità termoregolatrice. La pelle esposta all'aria elimina in continuazione un'enorme quantità di umori nocivi col sudore, gli acidi urici, l'urea, il sebo, l'anidride carbonica. I vestiti, specie quelli aderenti, gli indumenti intimi, intralciano questa benefica eliminazione e spesso « dirottano » le tossine verso altri organi (reni, fegato ecc.) che finiscono a loro volta per affaticarsi.

L'effetto benefico della luce solare sulle ghiandole a secrezione interna è provato: la tiroide e gli organi sessuali vengono particolarmente stimolati. Il bagno d' aria integrale procura un effetto meccanico (massaggio) grazie alla brezza e al vento, e un effetto chimico per il contatto con particelle in dispersione di sali, iodio, umidità, gas. Ma più del bagno d'aria, è il bagno di sole che richiede la nudità. L' impulso dato dal sole alla circolazione periferica del sangue, ai fagociti (cellule anti‑batteri) e agli enzimi di difesa, ha effetti troppo importanti perché ne vengano privati proprio le mammelle, gli organi sessuali e i glutei. I raggi ultravioletti anche direttamente hanno un forte potere disinfettante e antibatterico, tanto che l'abbronzatura completa non è solo una difesa termica ma una vera protezione biologico-immunitaria. Del resto non è un caso che zone aperte agli attacchi batterici, come capezzoli, organi genitali e ano, siano fortemente pigmentate per resistere ai raggi solari.

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Il pube entra in pretura

Il nudismo non viene considerato dal nostro codice penale. Il più delle volte, infatti, se sorpresi nudi in luogo pubblico da agenti di P.S. si viene soltanto invitati a rivestirsi.

Altre volte, spesso su denuncia di un passante, di una vecchietta che sbirciava da una finestra, d'un voyeur moralista, gli agenti possono denunciare il nudista in base all'art. 726 c.p., che punisce con un'ammenda (di solito diecimila lire) chi « In luogo pubblico o aperto al pubblico compie atti contrari alla pubblica decenza ». Senonché, a rigore, non andrebbe neanche applicata questa norma, non essendo il nudo del nudista un « atto », un fare, ma una condizione, uno stato.

Ogni tanto, qualche agente o commissario sbaglia o esagera in durezza e denuncia in base all'art. 627 c.p., che punisce con l'arresto «chiunque in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico compie atti osceni ». L' applicazione di questa norma è stata esclusa dalla stessa Cassazione per il caso del nudismo. Il nudista ingiustamente colpito, perciò, potrà a sua volta denunciare i responsabili del suo arresto in base agli art. 235-236 c.p.p. e 323 e 606 c.p.

Oggi, però, i tempi sono cambiati e i pretori tendono ad assolvere con la formula più ampia e con motivazioni che si direbbe scritte da un nudista convinto. Hanno fatto scalpore, tra le altre, le assoluzioni del giovane Fernando Perez, che passeggiava nudo nel centro di Milano, e della ragazza triestina Ondina G., sorpresa completamente nuda in una pineta molto frequentata. Non è lontano, forse, il giorno in cui i bagagli dei nostri week‑end e delle nostre vacanze estive saranno molto, molto più leggeri.

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Ma c'è nudo e nudo

INTANTO sfatiamo la leggenda che vorrebbe il nudismo talmente nudo da essere spoglio anche di aggettivi. Invece, c'è nudo e nudo, specie oggi che molte signore in monokini sono convinte di fare del nudismo. Per i maniaci della sistematica, ci sono almeno tre tipi di nudo. Sono anche tre diversi modelli di comportamento, corrispondenti a differenti modi d'intendere il rapporto uomo-natura.

C'è il nudo solare, elioterapico o estetico. Slip e reggiseni calano solo per il tempo strettamente necessario al bagno di sole. Sguardi furtivi a destra e sinistra, specie la prima volta, per accertarsi che i vicini non ti fissino, e «proprio lì per giunta. A questo stadio si arriva diritti dal topless. La prossima tappa è:

Il nudo consumista. Che è già nudismo vero e proprio. Acquisita sicurezza e spontaneità di movimenti, lui e lei cominciano a prenderci gusto, familiarizzano, passeggiano, stringono amicizia col commendatore pingue col cagnolino o con la coppia snob di Firenze. Vezzosa catenina ai fianchi (lei), ciondolo afro al collo (lui), sono tutti miniappartamento e boutique. Nudi, fanno esattamente le cose che facevano da vestiti: bevono Cola e whisky, mangiano tramezzini, fanno tardi la sera, lasciano in giro cartacce, si portano dietro mangianastri e tv, guardano con sufficienza la dattilografa e lo studente, cercano di rimorchiare l'industrialotto di Milano (non si sa mai). Fanno sci nautico. Al ritorno scioccheranno i colleghi d'ufficio con improbabili storie nudo-erotiche. Una lunga ascesa permette di arrivare al:

Nudo naturista. Il nudista sarà attratto dai luoghi selvaggi, vivrà in modo semplice e allegro, senza formalismi e controllo sociale, per lo più all'aria aperta. I più se ne andranno in zone bellissime e inaccessibili ai comuni vacanzieri. Una tenda canadese, uno zaino, pasti energetici e semplici, tanto spirito d'avventura. A metà tra l'esploratore e il promeneur solitaire alla Rousseau.

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Un galateo per il nudista beneducato

I DIRETTORI dei nudo‑camping tedeschi, austriaci o inglesi, quando arriva il signor Rossi, si mettono le mani nei capelli. Noi italiani abbiamo fama d'essere i nudisti più indisciplinati d' Europa: dragueurs, chiassosi, invadenti, disordinati. Un decalogo elementare per nudisti neofiti, piuttosto rigido e senza peli sulla lingua fu redatto a Milano dodici anni fa. Oggi, è considerato "superato" e "moralista" perfino dal suo autore. Eppure sono consigli che forse vanno ancora bene per i novellini del nudismo estivo, se non altro per evitare malintesi e pessime figure.

1. Ogni campo nudista come club privato ha un regolamento che va osservato. Le norme sono in genere quelle elementari di convivenza civile.

2. Evitare di discutere o protestare spettacolarmente «all’italiana) con la direzione: si rischia d’essere espulsi.

3. Norme fondamentali sono la buona educazione e l’igiene. I campi sono luoghi di convegno e pacifica ricreazione per nuclei familiari. Riservatezza, serenità, discrezione, rispetto degli altri e assenza d’ogni malizia sono essenziali alla convivenza.

4. Nei campi nudisti si sta normalmente nudi. Ci si copre adeguatamente nelle ore notturne, in caso di cattivo tempo o di indisposizione

5. Non si fa nudismo per un concorso di bellezza. Pur tenendo all’estetica, il nudista non si cura eccessivamente del proprio aspetto, bello o brutto, giovane o vecchio, né indulge ad orpelli inutili (trucco, collane, catene, tacchi a spillo ecc.).

6. Si abbandoni la comune illusione che i campi nudisti siano una riserva di caccia per avventure sessuali; i « pappagalli » sono subito allontanati. Il contegno deve essere molto più corretto che altrove. E’ vietato corteggiare, amoreggiare, dire volgarità.

7. Rispettare la pace altrui, non essere chiassosi, invadenti, non portare radio o televisore, non sporcare né gettare alcunché per terra. Inutile « fare il furbo » nascondendo i rifiuti in un cespuglio: ve lo farebbero subito notare, perché gli italiani sono tenuti d’occhio.

8. Salvo divieto, gli apparecchi fotografici sono tollerati ma solo per uso familiare molto discreto. Non fotografare gli altri se prima non si è stati autorizzati.

9. Per l’accesso al camping è di solito necessaria la tessera nudista. Le persone sole, in genere, se non sono già conosciute, vengono ammesse con difficoltà.

10. Rispettare la natura, non devastarla tagliando rami e strappando erbe, non inquinare l’acqua e l’aria. Adoperarsi per la pulizia del campo.

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C'E' LA POSSIBILITA' DI PRATICARE LIBERAMENTE IL NATURISMO
Quando basta un cespuglio

ISOLA D'ELBA. E' la rivelazione dell'anno. L'isola permette il nudismo libero in molti tratti della costa. Una mappa accurata delle zone franche del litorale è stata disegnata dal locale club nudista. Le località più frequentate si trovano nella parte orientale dell'isola e sono raggiungibili anche via mare: Nisporto (da Punta delle Casette a Punta Falconaia), tra Capo Calvo e lo Scoglio Remaiolo, oltre la Punta dei Ripalti ecc. Ottima anche la zona a sud di Cavo. La parte occidentale, più attraente, è adatta agli amanti dell'arcano, dell'avventura. Anche al sud luoghi interessanti: prima o dopo la spiaggia della Fetovaia, tra Capo di Poro e Cavoli, a Capo di Forza, a Capo Pini. Informazioni presso Giovanni Aragona, via Vitaliani 20, P. Azzurro, tel. 0565/952.81 o ufficio del turismo.

NUDISTI DEL PO. Anita, via N. Bixio 32, Milano, telefono 02/271.68.96. Un gruppo mobile, appoggiato a una casetta galleggiante ormeggiata al Ponte della Becca (8 km da Pavia, sulla Pavia-Tornello-Broni), presso il cantiere nautico Amici del Po (0382/485.050), fa del nudismo libero esplorando le isole del Po e le calette selvagge delle rive. Da aprile tutti i sabati e i giorni festivi. Portarsi colazione al sacco e bevande. Partecipazione gratuita. Doccia. Al Ponte della Becca c'è spazio per tende e roulottes impianti luce, servizi igienici e acqua.

ALTRE LOCALITA'. Il nudismo selvaggio è possibile ‑ con un occhio sempre vigile ‑ in molte zone costiere e nelle radure e erbose di boschi e foreste poco frequentati: il Vulture, la Sila, la zona di Manziana (Lazio), le foreste alpine e quelle dell'Appennino tosco-emiliano. Privilegiate le isole, gli isolotti, gli scogli. Nelle Egadi: Favignana e Levanzo, l'isola dei Conigli Lampedusa, Ustica. Nelle Eolie: Alicudi, Filicudi, Panarea (Cala Junco), Vulcano. E poi sul Po, specie sulle isole del delta: Bacucco, Bonelli e l'isolotto di fronte alla Bocca del Po di Tolle. Alle foci del Brenta, all'isola Gallinara presso Alassio, sulle e rocce di Capo Mele, in Sardegna tra Arzachena e la Costa Smeralda, nel Gargano e perfino in Sicilia.

I milanesi, nel week-end, vanno in massa a spogliarsi sulle rive del Ticino. I romani vanno al km 9,5 della Nettunense tra Ostia e Torvaianica, in un tratto di spiaggia detto "il buco» Ma i più esigenti rinunciano al mare inquinato e vanno a spogliarsi in posti segreti sulle rive dei laghi di Vico e Bracciano, oppure in escursione, la domenica e i giorni festivi nei boschi dietro il monte Gennaro, Vicovaro e Marcellina: migliaia da ettari di boschi e radure, con pascoli semibradi dove è possibile praticare il miglior nudismo tra alberi e piante aromatiche. Informazioni per lettera: LE.NA., Lega Naturista, via Giulia 167, Roma.

Tra le iniziative originali, c'è anche la piccola crociera nudista sul “Califfo”, una goletta di 11 m. che esplora calette e isole nudiste dell'Istria e della Dalmazia. Per informazioni: Luciano Sodomaco, via Corsi 4, Trieste, tel. 040/30.406.

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Ecco le sètte del sole

FORNIAMO, qui di seguito, l'elenco completo delle associazioni nudiste e anche delle leghe e dei club naturisti che praticano o diffondono, tra l'altro, anche il nudismo naturista.

A.N.ITA., via N. Bixio 32, Milano, tel. 02/271.68.96. Notiziario telefonico 02/208.624. La più numerosa e anziana tra le associazioni nudiste in Italia. Ha varie sedi periferiche.

A.N.B., via Clavature 20, Bologna tel. 051/380.941, 580.506. Uno dei gruppi più evoluti e progressisti. Si occupa anche di altri temi naturisti (alimentazione, ambiente, medicine naturali ecc.).

IL GIRASOLE. c.p. 240, Padova, tel. 045/562.935. Oltre al nudismo, il club è particolarmente versato in igiene, medicina e alimentazione naturali.

U.N.I., c.p. 185, Torino, tel. 011/984.28.19. Gruppo nudista tradizionale.

A.N.A.A./S.F.K.K. Emilio Sperandio. c.p. 236, Bolzano, tel. 0471/27.005. Gruppo nudista tradizionale.

LIBURNIA, Pendice Scoglietto 2, Trieste, tel. 040/534.60. Gruppo nudista tradizionale.

CLUB ETRURIA, Claudio Ranieri, via Monte Cristallo l. Roma. Come sopra.

LE.NA., Lega Naturista, via Giulia 167, Roma. La più giovane tra le associazioni, si occupa di tutti i temi naturisti.

(La Repubblica, 14 luglio 1978).

NOTA BENE. L’articolo ha valore storico e documentativo: ovviamente nomi, sigle, indirizzi e numeri di telefono riportati sono quelli dell’articolo originale del 1978, e non sono più validi.

AGGIORNATO IL 20 MARZO 2015

23 febbraio 2007

"UNA CHIESETTA, AMOR...". Soldati tutti mitra, cazzuola e tonaca

Qual è l'ultima guerra che abbiamo vinto davvero, senza trucchi, dietro-front o cambiamento di alleati? Dite davvero la III Guerra Punica? Gli Inglesi ridacchiano da sempre di noi, e fanno bene, perché esiste un'Italietta così provinciale, sottoculturale e cretina che davvero se le va a cercare tutte pur di apparire ridicola.
Già, dimenticavo, gli Italiani - ex contadini - non hanno il senso del ridicolo. Poi ci sono regioni dove ce n'è ancor meno della già scarsa media nazionale, ne dico 2 per par condicio Nord-Sud: la Puglia e il Veneto (ma anche il Piemonte e la Calabria non scherzano).
Poi ci sono interi settori o istituzioni, o Enti, dove il sense of humour è solo una nuova frase da tradurre: Vaticano, Chiesa in genere, Esercito, Governo, Parlamento...
Perciò potete immaginare come ho preso la curiosa notizia dell'amico Vallocchia che riporto di seguito. ero rimasto al mammismo dei soldati e ai carichi di pasta "di marca" e di parmigiano che appesantiscono notoriamente i cargo militari quando l'Italia manda qualcuno all'estero in divisa.
Ma certo non immaginavo altro.
Ora siamo anche il braccio armato (di cazzuola, ma che avete capito, non è - purtroppo - quella della Massoneria, che fece l'unità d'Italia) delle Sante Missioni.
Altare e baionetta, avrebbe detto Qualcuno 70 anni fa...
Leggete e godete. (Nico Valerio)
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In Afghanistan abbiamo mandato un esercito molto pio. Sarà pure perché il vero capo della pseudo Repubblica Italiana è in realtà il Papa-Re Benedetto XVI, che ci governa mediante il suo Viceré Camillo Ruini, Cardinale Feldamaresciallo nella vittoriosa Guerra degli Embrioni, nonché Comandante in Capo della Crociata anti-gay, ma che l'esercito italo-pontificio avesse anche un "pio" dipartimento ci ha comunque sorpreso. L'abbiamo scoperto grazie all' infortunio mediatico del tenente Nicola Piccolo che del PIO ufficio (Public Information Office) era fino a ieri il portavoce, oggi rimosso. Che cosa ha combinato il pio-tenente ? ha fatto conoscere Urbi et Orbi che l'esercito italo-pontificio in Afghanistan sta adempiendo a compiti di grande importanza : la conversione dei talebani. Con buona pace dei pacifisti, incazzati per la nostra presenza militare in quel pericoloso scacchiere, i nostri soldati, con i soldi dei contribuenti italiani e senza nemmeno un euro versato dal Vaticano, stanno costruendo una chiesa dedicata alla madonna. Cosa che, appena rivelata dall' estemporaneo tenente nell' assolvimento dei suoi legittimi compiti di PIO-portavoce, gli è costata il posto. La chiesa comunque, testimonianza di una potente marcatura del territorio in nome del Papa-Re, costituirà il prossimo bersaglio per i bombardamenti dell' artiglieria talibana espertissima nella distruzione di monumenti religiosi, ampiamente dimostrata anni fa contro i due storici e innocui monumenti del Budda scolpiti nelle rocce. Povera chiesa della madonna e poveri soldi nostri !
Giulio C.Vallocchia

16 febbraio 2007

CACCIA SUL WEB. Botte da orbi e 1500 commenti al nostro allarme

L'amico Carlo Consiglio mi aveva inviato dati davvero preoccupanti. Anche quest'anno - si leggeva nel comunicato della Lac, Lega per l'abolizione della caccia - morti e feriti si sprecano per uno "sport" non si sa se più inutile, anacronistico o dannoso. Perciò, avevo scritto un appassionato e polemico articolo sul bilancio della stagione venatoria in Italia sul sito Ecologia liberale, come premessa al rendiconto di Consiglio. Volevo scrivere una cosetta tranquilla, non ero neanche in vena e andavo di fretta, ma il Nico Valerio 2 (il polemista) si è entusiasmato e ha condito con qualche giusta cattiveria psicologica, al suo solito. E ha fatto benissimo, viste le reazioni.
Apriti cielo, non vi dico che cosa è successo. Il sito del browser Libero.it ha subito ripreso il mio articolo ospitandolo come argomento "caldo" di discussione. I tanti frequentatori dei blog e del sito Libero si sono scatenati, alcuni pro, altri contro. Alla fine, giustamente, mi hanno dimenticato dandosele tra loro di santa ragione.
Tutti i toni della polemica sono stati usati, nessuno escluso. Le mie orecchie hanno fischiato in continuazione per giorni e giorni. C'è perfino chi ha accusato me e Consiglio di aver conteggiato tra i feriti per la caccia anche quelli degli incidenti stradali, e tra i morti perfino tranquilli vecchietti deceduti per malattia nel loro letto. Ho letto di tutto e di più. Alla fine mi sono stufato di leggere i commenti. Ma una pattuglia di irriducibili è venuta anche a polemizzare sul mio sito.
Senonché, stamattina, per sbaglio, dovendo cancellare qualche email, mi imbatto in quella con cui Libero mi avvertiva della ripresa del mio articolo, e - sorpresa - vedo che colà ancora durano le polemiche da me scatenate. Sono arrivati ormai ad oltre 1500 commenti.
Certo, la caccia divide gli Italiani, stimola sane reazioni, fa arrabbiare gli amici degli animali e della Natura, eccita molti difensori e li spinge anche a reazioni inconsulte. Gli anti-caccia più emotivi si mettono a parlare degli animali in genere, e perfino del gatto di casa. I cacciatori, poi, perdono subito la bussola quando qualcuno sottopone a critica il loro hobby, e così si lasciano andare a una difesa rozza, scomposta e ingenua, talora controproducente. A me, così, viene perfino da ridere.
Se la gente non fosse stata disabituata a partecipare a referendum e consultazioni elettorali (vedi referendum sulla fecondazione medica che la maggioranza di noi favorevoli ha perso non andando a votare...), oggi dovremmo riproporre quel sacrosanto Referendum anti-caccia che proprio io per primo avevo proposto nel lontano 1975 fondando la Lega Naturista, e che poi nel 1978 rilanciammo in grande con la leadership scientifica dell'amico Consiglio (Lac) e quella politico-logistica del Partito Radicale.