18 gennaio 2008

ANIMALI. Benedetti dai preti. Che se li mangiano. Perché sono senza anima.

Non potendo benedire gli studenti e i professori dell'Università di Roma – ci vorrebbe un bel coraggio – il Papa ieri in piazza S. Pietro ha benedetto gli animali.

Fuori, perché in chiesa non possono stare i benedetti. In chiesa ci possono stare i non benedetti: papi, cardinali, vescovi, preti, monache, sacrestani, fedeli.

In quanto all’entrare e uscire, per una strana incongruenza della Chiesa, i cani a quattro zampe non possono entrare in chiesa, ma quelli a due entrano ed escono ch'è una meraviglia. Negli ultimi tempi soprattutto escono.

Strano, però: lo spettacolo sarebbe dei migliori, i colori vivaci, i suoni melodiosi, i profumi inebrianti. Anche se qualche discrepanza si nota: per esempio che ci fanno tutti affaccendati attorno a una strana alta tavola imbandita e ornata di curiosi merletti con altissimi candelabri accesi (anche al mattino) alcuni buffi bipedi maschi, tutti travestiti da donna, ma con tonache dai colori sempre imprevedibili (un giorno di nero o violetto, un altro di rosa, di verde o di giallo: si vede che alla moda ci tengono), e sempre con lunghe collane vezzose?

Come in certi teatri moderni, nessuno capisce niente di quello che accade sul palco, in compenso il pubblico pagante è stato ormai abbindolato, e com’è come non è, resta a sedere. Per pigrizia, si alzerà solo al primo stimolo fisiologico.

Insomma, per la Chiesa l’importante è che un gregge, qualunque sia, la segua. Che male c’è? Per la Chiesa è lo stesso. Sempre gregge è, e sempre un egregio (e grege, uno fortunato fuori dal gregge) comanda i poveri diavoli a due o a quattro zampe, per tacere della coda, cioè i gregari.

Ma pur non accettandoli tra le navate, forse per tema che abbaino, miagolino, raglino e facciano la cacca ancor più degli Umani, la Chiesa ha affibbiato agli animali un Santo protettore. Che deve valere ben poco, molto meno d'un sindacalista della Uil, se non è riuscito neanche a farli confessare, comunicare e sentir messa.

Siamo irriguardosi e blasfemi? Ma no, scusate, la satira qui ha dei facilissimi appigli. Diciamo che la Chiesa se l'è voluta. Prima ha chiamato le bestie, uomo compreso, "animali", cioè dotati di anima. Poi, senza giudizio, agli animali a due zampe l'anima gliela riconosce, ma a quelli a quattro anziché riconoscergliela doppia non gliela riconosce più. Eppure, proprio questi, solo questi, chiama animali. Oddio che malditesta!

Che logica è? L'anima, dunque, è inversamente proporzionale al numero delle zampe? Non osiamo supporre quanto poco coscienti e spirituali siano considerati dalle gerarchie ecclesiastiche i millepiedi, mentre il massimo dell'io in teoria ce lo dovrebbero avere i serpenti e le anguille, che non hanno ombra di piedi.

A meno che, visto come considera gli uomini del suo gregge, la Chiesa non li abbia dotati di anima solo per farli sembrare simili agli animali. Che, appunto, l'anima non ce l'hanno.

Che guazzabuglio. Davvero, se noi fossimo animali, perciò dotati di anima, quindi di pensiero, ci penseremmo due volte prima di entrare in una chiesa, e di far da gregge pagante per la Chiesa.

Dicevo, dunque, che ieri in piazza San Pietro sono stati benedetti gli animali. Ma quello che fa andare in bestia, appunto, i vegetariani dell'Ava (che in origine si chiamavano "vegetariani cristiani" incuranti dell’ossimoro dell’ostia mangiata dai sacerdoti che simboleggia il corpo di Gesù), che ora comprensibilmente schifati minacciano di diventare "vegetariani pagani", è che a organizzare la manifestazione "animalista-ecclesiale" è stata l'Associazione Italiana Allevatori, non per caso con l’acronimo onomatopeico “AIA”. Grido di dolore? Sì, proprio il club di quelli che gli animali li uccidono a migliaia ogni giorno, dicono i vegetariani. E non hanno tutti i torti. E’ come se alla Festa degli Umani presentasse la truppa il consorzio becchini, cioè volevo dire delle Pompe Funebri.

Le future vittime, cioè gli animali, con o senza anima (non è chiaro), sono state presentate alla Divinità, perché abbia pietà della loro anima-non-anima animale: mucche, maiali, capre, struzzi, oche, conigli, asini, cavalli, e anche cani e gatti. Notata con disappunto l’assenza dell’invito a serpenti, roditori e insetti. E sì, perché anche nel mondo della Giustizia Divina ci sono animali e animali. Quelli commestibili, come vacche e pecore, curiosamente, prima di essere ammazzati sono molto benvoluti e coccolati. I non commestibili, invece, sono soggetti al capriccio degli Umani: o molto temuti (tigri, serpenti) o disprezzati e schifati (topi, ratti, cimici, zanzare) o amati più dei parenti (gatti, cani, criceti)

E peccato - nota con giusto sarcasmo il comunicato dell'Ava - che anche questi ultimi non siano considerati commestibili, almeno in Italia. A meno che come in Cina o in tempo di guerra, sospettiamo, la Chiesa con questa estensione degli inviti abbia voluto dare il nihil obstat ad un possibile allungamento dei menù. Il che, giustamente, scandalizza ancor più i buoni vegetariani dell'Ava. Che così proseguono:

"Benedire gli animali affinché forniscano bistecche belle grasse e tenere, o latte in abbondanza al fine di dare alimenti sicuri alla specie umana - come ribadito dallo stesso Pontefice - è una vergognosa e pietosa ipocrisia da parte del mondo cattolico. Quando smetteranno di mangiarseli a tavola, allora crederemo che anche i cattolici hanno una coscienza e anche loro amano gli animali".

Come dargli torto? Capiamo le motivazioni psicologiche che stanno spingendo i buoni ex vegetariani cristiani verso un latente paganesimo, se non addirittura verso l'ateismo Veg. Se i sacerdoti del loro Dio compassionevole trattano così i suoi figli a quattro zampe, anzi se li mangiano, che speranza resta all'Amore Universale?

A proposito, nel mio libro Il Piatto Verde riporto la curiosa affermazione del gesuita del '700 don Quirico Rossi, secondo cui (altro che preti vegetariani e Chiesa non-violenta) gli animali sono cibo destinato da Dio a pochi eletti: proprio gli uomini di Chiesa. Ed, anzi, è uno scandalo intollerabile – dice il prete – che ora siano costretti a servire da pasto per la gente "oziosa e malvagia", cioè i poveri. Eh, ma verrà un giorno... minaccia. Nel giorno del Giudizio Universale, profetizza il carnivoro-monsignore, quei popolani mangiatori abusivi di carne saranno torturati da quegli stessi animali che hanno mangiato. Loro, i poveri, brutti, sporchi e cattivi, che mangiavano carne una volta all’anno. Non i preti e monaci grassi e gaudenti che la carne perfino, soprattutto, nei conventi, la mangiavano ogni giorno.

Il popolo, quindi, resti vegetariano, tanto a mangiar carne ci pensano gli eletti del Signore. Del resto, gli dà manforte un altro "buon" cattolico, il padre Cornelio Lapide, "il Signore ha creato le cose buone [cioè gli animali da mangiare] perché servissero ai buoni, non ai malvagi". E in un eccesso di cinico catto-animalismo visionario, si mette dalla parte delle bestie così: "Se i fagiani e le pernici avessero voce, direbbero ai santi uomini della Chiesa: mangiateci pure, voi che utilizzate le forze acquisite col nostro corpo per il bene e la salute del prossimo, e non per fornicare, stuprare e offendere Dio, come fanno altri..."

Insomma, mi dispiace per gli amici vegetariani, ma S. Francesco e Capitini, teorico della non-violenza e fondatore della Società Vegetariana in Italia, erano due eccezioni.

IMMAGINE. Nella foto, un asino seduto. Che gli asini, a due o a quattro zampe, stiano composti in chiesa!

JAZZ. Il trombettista Freddie Hubbard in un concerto dal vivo in Norvegia (filmato in bianco-nero) nel 1967.

AGGIORNATO IL 17 APRILE 2015