28 maggio 2009

VOCABOLARIO. Kinesiterapista se maschio, ma prostituta se femmina

"Cortigiano"? Attenti a non fare errori quando scrivete. Se vi riferite ad un maschio, la parola significa soltanto "nobiluomo di Corte", se invece si tratta d'una donna è segno che volete dire "puttana", "prostituta", "mignotta".
"Mignotta"? Ma è un termine romanesco, volgare, irriferibile! Nient'affatto, anzi deriva da un'espressione colta, antica, perfino semanticamente neutra, ed ha un'origine curiosa: l'hanno inventata i preti. E' una definizione della burocrazia ecclesiastica del 700, quando la Chiesa cominciò a tenere l'anagrafe dei nati in ciascuna parrocchia. Il neonato trovatello veniva schedato dal parroco come "figlio di madre ignota", abbreviato in "figlio di m.ignota".
Epiteto rimasto tuttora nel linguaggio popolare, a denotare un tipo aggressivo, capace di tutto, che si destreggia cinicamente nella vita, quindi molto furbo. A Roma, in Toscana e Umbria è perciò anche un epiteto elogiativo, nello slang degli studenti e della mala.
E la madre del "figlio di m.ignota"? Doveva essere stata una poco di buono sul piano sessuale, dedussero crudelmente preti e popolino, giudicando puttane anche le povere e incolpevoli ragazze-madri, spesso "sedotte e abbandonate". Eppure, "mignotta" restò come marchio d'infamia.
Ma torniamo al maschilismo del nostro vocabolario.
L'evidenza è tale che anche i maschilisti italiani più inveterati saranno costretti a sorridere per nascondere elegantemente una certa vergogna. Basti dire che per "massaggiatore" in italiano s'intende un esperto di kinesiterapia, mentre la "massaggiatrice" è una prostituta che esercita in casa, e che fino a ieri nell'era pre-internet degli annunci economici sui giornali non faceva nulla per rifiutare l'equivoco semantico, anzi: "A.A.A. massaggiatrice offresi, citofono, ingresso indipendente..."
Insomma, è terribilmente maschilista e antifemminile il vocabolario della nostra bella lingua, lessicalmente una delle più ricche del mondo, perché ancora ha ufficialmente in vigore i termini del Trecento. Questo, caso unico in Occidente, permette non solo a pochi specialisti universitari, ma anche ad una qualunque persona con un buon liceo classico di leggere e capire al volo, p.es., il Decamerone del Boccaccio, padre della lingua italiana.

In pratica, sono numerose le parole che al maschile hanno un significato alto, positivo o neutro; mentre al femminile diventano un appellativo insultante per la donna. Praticamente tante variazioni su un tema unico: puttana, prostituta.
E' possibile vederlo scorrendo gli esempi che seguono, raccolti dall'amico napoletano Achille Della Ragione, versatile figura di uomo di cultura, medico ginecologo, esperto d'arte e storia locale, ricco tuttora - nonostante le vicissitudini che ha subìto - di quel gusto per l'humour che è tipico delle persone intelligenti:.
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Accompagnatore – Musicista che intona la base musicale
Accompagnatrice – Puttana
Buon uomo – Soggetto mite e pacifico
Buona donna – Puttana
Compiacente – Disponibile a favorire il prossimo
Compiacente - Puttana
Cortigiano – Gentiluomo di palazzo
Cortigiana – Puttana
Cubista – Pittore seguace del cubismo
Cubista – Puttana
Disponibile – Gentile e premuroso
Disponibile – Puttana
Intrattenitore – Affabulatore socievole
Intrattenitrice – Puttana
Leggero – Di peso modesto, oppure frivolo
Leggera – Puttana
Maiale – Animale domestico
Maiala – Puttana
Massaggiatore – Specialista in kinesiterapia
Massaggiatrice – Puttana
Mondano – Frequentatore della buona società
Mondana – Puttana
Omaccio – Un tipo robusto e minaccioso
Donnaccia – Puttana
Ometto – Un tipo piccolo ed inoffensivo
Donnetta - Puttana
Passeggiatore – Amante del camminare
Passeggiatrice – Puttana
Peripatetico – Filosofo greco che deambulava filosofeggiando nel Peripato
Peripatetica – Puttana
Prezzolato – Corrotto
Prezzolata – Puttana
Professionista – Medico, avvocato, ingegnere, architetto, notaio
Professionista – Puttana
Segretario particolare - Portaborse
Segretaria particolare – Puttana
Squillo – Suono della tromba o del telefono
Squillo – Puttana
Tenutario – Proprietario terriero (di una "tenuta")
Tenutaria – Puttana che ha fatto carriera e gestisce una casa di tolleranza
Uomo allegro – Bonario, barzellettiere
Donnina allegra – Puttana
Uomo con un passato – Una persona con una vita degna di essere raccontata
Donna con un passato – Puttana
Uomo da niente – Un poveraccio, miserabile
Donna da niente – Puttana
Uomo da poco – Un miserabile
Donna da poco – Puttana
Uomo d’alto bordo – Personaggio importante, altolocato
Donna d’alto bordo – Puttana di lusso
Uomo di strada – Un tipo losco, poco raccomandabile
Donna di strada – Puttana
Uomo facile – Un tipo accomodante
Donna facile - Puttana
Uomo pubblico – Personaggio famoso
Donna pubblica – Puttana
Toro – Un uomo vigoroso
Vacca – Puttana
Zoccolo – Tipo di calzatura
Zoccola – Puttana
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JAZZ. Il geniale chitarrista hard-bop Wes Montgomery, riconoscibile dal suo inconfondibile stile e dalla tecnica a blocs of chords, nel 1965 col Trio di Pim Jacobs nel bellissimo brano bebop
Nica’s Dream (durata: 8:59).

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13 maggio 2009

ELLINGTON. Per gli Usa il Duca non è jazz. Ma per l’Ansa ne è il "fondatore"

L’effetto Obama non si nota ancora sulla moneta, ma su "una" moneta, sì. Il Distretto amministrativo di Columbia, che serve la capitale federale Washington, ha deciso di dedicare il retro del quarto di dollaro al suo figlio più famoso, Duke Ellington, grande stilista, compositore e capo-orchestra jazz, nato a Washington da famiglia negra borghese nel 1899. E quindi non è neanche un centenario, ma 110 anni dalla nascita: una commemorazione un po’ gratuita. Meglio di niente.
Bruttissima moneta, però, con pessima grafica, con un Ellington irriconoscibile, un pianoforte che sembra una stele funeraria, e banali didascalie che fanno pensare alla dichiarazione d’un ministro della giustizia. Ma, si sa, le burocrazie statali scelgono sempre il peggio.
La stampa americana, però, poco interessata all’estetica, e per niente al jazz, mette in rilievo la novità, diciamo così, politico-culturale: è la prima moneta statunitense con l’effige d’un nero. Se gli americani sapessero che quella sagoma indecifrabile è un signore di colore…
Obama "presidente jazz". E’ eccessivo. Forse chi lo dice vuol dire che è "cool", o che ha del ritmo? Be’, intanto vedremo se ha wuing. Certo, se avesse proposto la commemorazione e fosse appassionato di jazz, avrebbe preteso almeno che questo termine non fosse cancellato dalle biografie ufficiali di Ellington.
Il Distretto di Columbia, infatti, nel presentare sul suo
sito web con eccessivo understatement la moneta con Duke Ellington, non menziona neanche una volta la parola "jazz". Eppure, come sta attento a scrivere Grammy con la ® del marchio registrato! Che gente… Sembra che facciamo di tutto per fare la caricatura del capitalismo, d’accordo con i soliti "comunisti", ovviamente.
"Jazz" è forse ridiventata una parola socialmente scorretta, come era ancora nel 1918? Fatto sta che Duke Ellington sulla moneta non si sa chi è. Sul sito sembra un musicista qualunque. Quale musica, non si sa.
Chi lo sa bene, invece, è la provinciale e ignorantissima Italia.
Nel riportare la notizia con la riproduzione della moneta l’agenzia Ansa online pubblica un
articolo sciatto e mal scritto che contiene un errore grossolano: Duke viene definito in modo cafonesco addirittura "fondatore del jazz". Da dove l’hanno ricavato? Non sta scritto in nessuna storia del jazz una castroneria simile.
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ANSA.it 2009-02-24 18:18
Duke Ellington primo afro su moneta
Il musicista fondatore del jazz comparira' su quarto di dollaro
(Ansa) - Washington, 24 feb - Il musicista americano Duke Ellington, considerato il fondatore del jazz, e' il primo afroamericano a comparire su una moneta Usa. L'effigie del grande pianista, morto nel 1974 a 75 anni, comparira' infatti sul quarto di dollaro. La zecca comincera' ad introdurle nel District of Columbia, il distretto della capitale. La moneta commemorativa riproduce l'immagine di Ellington seduto al pianoforte, e reca la scritta 'giustizia per tutti'.
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E a riprova che "moneta cattiva scaccia moneta buona", il quarto di dollaro del "fondatore del jazz", come ha detto l’Ansa, è stato ripreso da tutti i giornali e siti italiani, compreso il quotidiano
La Stampa. Vedete, signori direttori e capi-servizio spettacoli, che cosa vuol dire non avere più critici e giornalisti esperti di jazz in redazione? Avreste mai lasciato scrivere, che so, che "i Beatles hanno inventato il rock", o che Verdi è l’inventore del melodramma italiano? No, perché di rock e di lirica le redazioni italiane abbondano di esperti. Ellington è stato un grande "stilista" del jazz per grande orchestra, anzi, uno dei rari compositori dellla musica afro-euro-americana. Si dice che componesse su una ideale tavolozza musicale, usando le battute concordate con i solisti (ad libitum) come larghe pennellate, e alternandole con i serrati dialoghi delle sezioni. Ma certamente non ha fondato il jazz. Allora, più "fondatori" di lui, per un motivo o per l’altro, sarebbero i megalomani Jelly Roll Morton (che davvero ebbe la faccia tosta di far stampare sul biglietto da visita "Inventor of jazz") e Nick La Rocca (primo disco jazz), poi King Oliver, Sidney Bechet, Louis Armstrong, Bix Beiderbecke, i McKinney Cotton Pickers, Fletcher Henderson, e tanti altri grandi del jazz venuti prima di Ellington, dai quali il Duca attinse qualcosa necessariamente. In secondo luogo, la musica jazz non è qualcosa che un singolo può aver "inventato", magari con tanto di apposito brevetto. E’ una cultura, una creazione collettiva durata decenni che riguarda l’antropologia dell’intero sud degli Stati Uniti, per di più con numerosi filoni e componenti: blues, spirituals, gospel, canti e grida di lavoro, ragtime per piano e musica per banda militare (dall’Europa), percussionismo (Africa, attraverso gli schiavi, cfr. adunate in Congo Square a New Orleans), e ancora teatro vaudeville, e spruzzatine di tradizioni melodiche francesi, creole, irlandesi, perfino tracce di belcanto lirico italiano. E così via. Inoltre, questa complessa sintesi avvenne, semmai, dalla fine dell’800 al 1915 circa. Mentre l’opera di Ellington è molto più tarda, ormai nel periodo maturo del jazz, dalla fine degli anni 20 a tutti gli anni 40. Per di più Ellington rappresenta non certo tutto il jazz, o il suo filone centrale, e neanche "lo stile per big band", ma uno stile particolarissimo per grande orchestra, diciamo "d’autore", cioè basato su composizioni. Se proprio vogliamo essere giusti, chi portò a maturità artistica lo stile per grande orchestra jazz fu il precedente Fletcher Henderson, non Duke. E Duke, ripetiamo, è fortemente individuale, atipico, eccentrico, particolare, nella storia del jazz, proprio per il suo modo compositivo che ne fa un genio isolato, senza eredi. Jazz che sicuramente senza Duke non sarebbe molto diverso da quello che conosciamo. Perciò, i redattori della prima agenzia giornalistica italiana una guardatina su internet potevano darla. Insomma, Ansa che ignoranza, almeno in musica jazz.
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JAZZ. Di Duke Ellington e la sua orchestra possiamo vedere su YouTube tre interessanti brani, molto movimentati come regia:
C-Jam Blues (1942) e Take The A Train (anni 40), entrambi tratti da film, e Satin Doll (anni 40).

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12 maggio 2009

TERREMOTI. “Case antismiche? Ma il prossimo sisma sarà tra 100 anni!"

Egregio Onorevole, sono un costruttore edile, fortemente interessato alla ricostruzione dell’Aquila. Non sono mafioso perché, come lei ben sa, la mafia non esiste. Sono una persona che si preoccupa del bene di tutti: ridare una casa ai terremotati, sostenere la carriera di politici illuminati come lei, rimettere in moto l’economia, e infine fare i miei giusti profitti. Se ci muoviamo bene, tenendo presenti gli eventi precedenti del Molise e di San Giuliano, l’affare abruzzese può essere bello grosso.
Il punto chiave, come mi hanno confermato esperti sismologi e studiosi della complessità e delle previsioni stocastiche che ho consultato allo scopo, è che un sisma della potenza di quello appena avvenuto è ben difficile che si verifichi di nuovo nell’arco di 50 anni, anzi è molto più probabile che passeranno due o tre secoli, come è avvenuto finora.
Quindi non c’è nessun bisogno di costruire edifici di alta qualità e resistenza sismica. Sarebbero soldi sprecati, i nostri soldi. Possiamo continuare ad usare cementi depauperati e acciai semplificati, con notevole risparmio. Possiamo vendere le case nuove a prezzi più alti spacciandole per case fatte secondo i criteri più avanzati. Ci basterà fare infissi a buona tenuta e mettere qualche pannello solare, per dare alle case un aspetto ecocompatibile.
Del resto ciò che conta per la gente è avere un tetto e viverci spendendo il meno possibile. Di quello che c’è dentro i muri alla fine nessuno ci capisce niente. Sarà necessario mettersi a posto dal punto di vista formale e burocratico, ma basterà assicurarsi i servizi di qualche compiacente funzionario per ottenere una documentazione a prova di bomba, anzi, di terremoto, anche se non corrisponde alla realtà.
Se non avviene nessun sisma forte entro 50 anni siamo a posto, perché allora si potranno demolire e ricostruire le case basandosi sul naturale invecchiamento del cemento, e quindi non resterà traccia di quanto abbiamo fatto, nessuno se ne sarà nemmeno accorto, nessuno avrà subito danni.
L’unico rischio è che ci sia un forte sisma a breve, e che crolli tutto. Contro questa eventualità non possiamo fare nulla. Possiamo solo cercare di renderci invisibili e introvabili, possiamo costituire una società immobiliare che gestisce il tutto subappaltando i lavori a piccole imprese dell’est europeo, e dopo un paio di anni sciogliere la società in modo da disperdere tracce e responsabili. Questi stessi criteri si possono usare per le New Town, che in tal senso potrebbero rappresentare un altro ottimo affare.
suo dev.mo amico
ing. C. B.
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Questa lettera immaginaria è stata scritta dall'amico Umberto Santucci su
Apogeo online ed esprime bene l'ironia, la rabbia e lo scoramento di chi teme che anche nella ricostruzione dell'Aquila le antiche furberie italiche possano riprendere il loro corso abituale, passato il momento "virtuoso" della solidarietà parolaia, che non costa nulla.
Solo un concetto voglio aggiungere, fuor di paradosso, per evitare che qualche sprovveduto prenda alla lettera le "argomentazioni" probabilistiche del cinico ingegnere così ben delineato da Santucci. La sequenza dei terremoti precedenti non autorizza in nessun modo i sismologi a disegnare una curva probabile dei terremoti futuri. In teoria, perciò, potrebbe verificarsi un altro terremoto anche tra un mese, un anno o 10 anni. A scanso di illusioni (e speculazioni), diciamo che per prudenza e coscienza ci conviene calcolare, come per il Super-Enalotto, che ogni volta si ripropongono per tutti le medesime probabilità di vittoria (o di sconfitta). La madre Terra, che noi abusivamente chiamiamo "caso", non è come noi, maliziosi esseri umani: è ingenua, e non tiene conto dei precedenti.
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JAZZ. Il geniale chitarrista zingaro Django Reinhardt suonò alla fine della sua carriera anche la chitarra elettrificata, modificando insieme con la tecnica anche un po' lo stile. Eccolo in una rara incisione con Sadi Lallemand (vib) ; Martial Solal (p) ; Pierre Michelot (b) ; Pierre Lemarchand (dr) a Parigi (8 aprile 1953), dal titolo Deccaphone, chiaro omaggio alla casa discografica Decca.

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11 maggio 2009

DONNE. Evviva, sotto la minigonna batte un cuore che piace all’uomo

Era ora. Torna l’ottimistica, l’illuministica miniskirt, e per tutte le età, riferisce il liberale Guardian (ma lì sono liberali sul serio, magari un tantinello snob, non conservatori nascosti, come da noi), sondando le nuove tendenze della moda e dunque della psico-sociologia d’Oltremanica, che poi – si sa – arriveranno anche nella sud-orientale Europa, cioè nell’Italia ormai catto-musulmana.

Bene, almeno noi maschi sapremo con chi stiamo parlando, con che tipo psicologico di donna abbiamo a che fare. Guarderemo le donne negli occhi, da pari a pari. Anzi, che dico, dal basso in alto. Perché, come diceva saggiamente la canzone, quando le canzoni erano sagge, "ma le gambe, ma le gambe... piacciono di più").

Le gambe nude, infatti, anche se bruttine (ma lo sono sempre meno sotto una mini) "parlano" da sole più del viso. E per quanto mediocri, sono sempre più carine d’un viso esposto e martoriato da sentimenti, inquinamenti e trucchi.

Ma sì, basta con quei pantaloni maschili e islamici. Non per caso, vietati dalla polizia nel primo 900. Le donne suffragettes in pantaloni venivano arrestate a New York e a Parigi. Ma torniamo all'oggi: basta con quell’umiliante "indovinala, grullo!", basta con i vecchi trucchetti e occultamenti da Mille e una notte, di cui certe donne, mai le migliori, sono maestre.

Insomma, vuoi conoscere davvero una donna? Guardale le gambe. Le gambe nude sono sincerità e onestà, chiarezza d’intenti, competizione sportiva, uguaglianza anglosassone con l’uomo. Vogliono dire mettersi in discussione.

Paradossalmente (ma chissà se alcune donne arriveranno mai a capire questo passaggio) la minigonna risponde ad una ideologia della moda più razionale e illuministica, ergo virile. dove "virile", signore lettrici, non si riferisce a gambe pelose, ma alla chiarezza e alla razionalità.
Una donna, cioè, che non si nasconde con sotterfugi di antico stampo, con l’ambiguità del collo o della caviglia, come ai tempi bui in cui era sottomessa e schiava, ma che compete sul libero mercato dei rapporti visivi, psicologici e sociali.

Una vera amante-moglie-fidanzata-compagna-amica-collaboratrice ha la minigonna, la schiava nascosta da "visitare" benevolmente il venerdì sera, senza far nulla trapelare a moglie e amici, ha invece i pantaloni lunghi e larghi.

La minigonna è laicista, i pantaloni e la maxigonna sono clericali.
"Ma allora il mistero?". Sciocchezze sottoculturali da romanzieri di provincia, tipo Guido da Verona. L’insondabile e imprevedibile c’è sempre, non preoccupatevi. La donna in questo è un pozzo senza fondo. Ma cercarlo appositamente, e per di più in un trucco, in un abito informe che cela e inganna, e che ormai è diventato una divisa di ruolo, come la tonaca delle monache e dei preti, è da masochisti perdenti.
Come diceva quello? Al "vero maschio", che è quello psicologicamente maschio, piace la chiarezza, il cameratismo, l’illudersi che la compagna farà tutte le cose che fa lui. Vedi l’ideologia psicologica dei vecchi film western americani.

E poi l’autoironia, che piace molto agli uomini intelligenti, tranne a quelli un po’ femminili e autolesionisti che amano il mistero, pur sapendo che sempre, al cento per cento dei casi, c’è dietro un imbroglio.

Donne velate? Pfui, dicevano i personaggi di Walt Disney. Gambe nascoste? Giammai.

E poi, se proprio dobbiamo fare questa rivoluzione ormai stramatura, eliminiamo il reazionario color nero, simbolo atavico di lutto, potere, ruoli di casta, sottomissione della donna.

Se togliamo il nero che cosa si comprerebbe nei negozi di abbigliamento alla moda? Per le strade e sugli scaffali sembra sempre il 2 novembre. Siamo tornati indietro di decenni, di secoli.

Come sono-erano vestiti nel loro ruolo ufficiale sacerdoti, suore, magistrati, medici, avvocati, politici? Di nero.

Come si vestono, tentando pateticamente di imitarli da piccolo-borghesi, i cafoni di provincia la domenica? Di nero.

Che colore scelgono gli uomini nelle cerimonie rituali che esprimono il massimo della finzione (dalla laurea al party, al matrimonio)? Il nero.

Qual è l'abito d'ufficio degli impiegati o commessi che devono apparire più seri di quanto evidentemente non sono, né sembrano (assicuratori, addetti di finanziarie, brokers, bancari, venditori di libri a domicilio ecc.)? Un completo nero.

Dice: ma le ragazze dark non esprimono rivolta? No, rifiutano per rivolta ogni seduzione. Sono proprio come i preti e i mariti gelosi volevano che fossero le loro bisnonne contadine.

Il nero come ottundimento dei sensi, auto-privazione, penitenza, non-colore, non-vita. Un che di malsano, notturno, malamente tardo-romantico, ecclesiale, clericale.

Io sono illuminista, settecentesco. Però anche liberale risorgimentale e garibaldino. E l'Ottocento, nero per la prevalenza del clericus, dell'uomo di cultura e Potere, le aveva però le sue camicie rosse. Sempre meglio delle camicie nere e dell'orbace, entrambi neri e tratti dal costume di Creta. Così i fascisti credendo di fare i cretesi fecero i cretini.

Ma per spiegare tutto anche ai più duri di testa, basterebbe chiedersi come si vestono le donnette talmente bruttine e insipide e senza alcuna verve da passare sempre inosservate? Di nero. Nella notte buia non solo i quadrupedi, ma anche i bipedi sembrano belli.

E, ancora, come si vestono le contadine grasse e rubizze che vengono in città? Di nero, ma con fiorellini bianchi. Perfino Di Pietro, se sopra la maglietta con cui fa scena di guidare il trattore si mette un abito scuro, sembra elegante. Già, "sembra". Ma a chi? Questo è il problema, che molte donne dovrebbero valutare. A chi vogliono "sembrare"? Non certo ai migliori. Loro stesse, dunque, selezionano il loro pubblico, il loro futuro partner, col vestito. fanno tutto loro. Spesso sbagliando, of course.

Peccato, perché la scelta del'abito, insieme con quella del cibo, rappresenta – non c’è dubbio – la più alta forma di intelligenza umana. Perché non c'è nessun libro che anche uno stupido possa imparare a memoria per poi laurearsi, e perché bisogna mettere in rapporto tra loro, rapidamente e con pochi mezzi tecnologici, elementi mobili sempre diversi. E' un po' il principio per cui il riparare una scarpa (umile ciabattino), con tutte le singolarità e gli imprevisti del caso, vuole più intelligenza che il fabbricarla ex novo, sempre uguale, in 100 mila esemplari (industriale).

Ma torniamo alla minigonna. Prevedo già le obiezioni emotive. Perciò lasciamo fuori dal discorso le bellissime, che il modo di mettersi in evidenza lo trovano sempre, se sono intelligenti (e d’altra parte, se non lo sono, la bellezza la perdono subito). Parliamo delle brutte. Molto meglio una 40-50nne, e perfino più in là, con gambe mediocri in vista, che vogliono dire sincerità, ironia, spirito, rischio, cioè intelligenza e simpatia, piuttosto che una 20-30nne chiusa morbosamente e pessimisticamente in jeans filo-arabi, o in maxigonne da pruderie psicopatologica polacca. Schietto cameratismo, psicologia "alla pari", contro il vecchio gioco della seduzione al buio.

E questo i più intelligenti (quanti saranno? insinueranno a questo punto le donne…) dei maschi lo sanno bene. "Perché, se fossero tanti, noi ci adegueremmo", diranno. "Tanto, per noi, signori maschi, un vestito vale l’altro. Purché… sia di moda".

In effetti, gli armadi delle donne sono infiniti, profondi, a più piani e cassetti, con finte porte e doppi pareti, insondabili, ma stilisticamente (psicologicamente) pronti a tutto.

Cari amici maschi, per concludere: spero di avervi convinto. Non scegliamo infantilmente e ipocritamente degli "occhi" o dei capelli. Esistono le lenti colorate, e il parrucchiere il suo sporco lavoro lo fa in mezz’ora. Basta coi romanticismi obliqui. Andiamo al nocciolo del problema. Scegliamo gonne corte e colori chiari: sotto ci sarà un cervello più divertente, cioè più intelligente. E toh, mi voglio rovinare, scommetto anche un miglior carattere.

IMMAGINE. Una signora qualsiasi, sui 40-50, né bella né brutta, con le gambe neanche magre, insomma la classica "next door woman", la signora della porta accanto, con la miniskirt fa parlare quello che, come ha scritto la giornalista Rodotà, meglio si conserva di sé: le gambe.

JAZZ. Elvin Jones e Junior Cook al Music Inn (1975). Ha detto Sergio Veschi: "Per quanto ne posso sapere, questo è l' unico video dove è possibile 'vedere e sentire' Roland Prince alla chitarra. Di lui si persero le tracce negli anni 70, ma ora è stato riscoperto da un amico suonare nei piano-bar della sua Antigua". Nel gruppo che suoò nello storico e ormai scomparso locale romano di Pepito Pignatelli c'erano Elvin Jones batteria, Junior Cook sax, Roland Prince chitarra, David Williams basso. La ripresa tv era della Rai.

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